giovedì 25 aprile 2013

BUSINESS CONTRO I POPOLI


Comunità Solidarista Popoli Onlus

BUSINESS CONTRO I POPOLI

admin25 aprile 2013Nessun commento

L’UNIONE EUROPEA TOGLIE TUTTE LE SANZIONI CONTRO LA BIRMANIA.

 PROTESTANO I RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI ETNICI.

 A VINCERE SARANNO GLI AFFARI?

 PROSEGUIAMO NEL SOSTEGNO ALLA VERA RESISTENZA.

 25 aprile 2013

 A parte l’embargo sulla vendita di armi, tutte le sanzioni economiche in vigore nei paesi dell’Unione Europea nei confronti della Birmania (Myanmar) sono state tolte, consentendo così al Vecchio Continente di incrementare il flusso di affari con il paese del sud est asiatico.

 Il Consiglio Federale delle Nazionalità Unite (UNFC), un ombrello che rappresenta i principali popoli che formano il mosaico birmano ha già dichiarato che l’atto dell’Unione Europea è inopportuno, e che rappresenta un grave ostacolo alle prospettive di pace nel Paese.

 Il Vice Presidente dell’ UNFC, David Thackrabaw (alcuni di voi lo ricorderanno per essere stato in Italia per una serie di incontri diplomatici e politici organizzati dalla Comunità Solidarista Popoli), ha fatto presente che il “nuovo” Governo del Myanmar non sta in concreto compiendo alcun serio passo per risolvere la questione delle minoranze etniche (che rappresentano circa il50% della popolazione del Paese). Thackrabaw ha ricordato che in questo preciso momento l’esercito birmano ha in corso offensive nello Stato Kachin e in quello Shan, mentre sporadici combattimenti si verificano anche nei territori Karen (5° Brigata) per le violazioni dei fragilissimi accordi intercorsi tra una parte della leadership Karen e il governo di Rangoon in preparazione di un cessate il fuoco.

 Da anni la nostra Comunità sosteneva che ci sarebbe stato il rischio di una impostazione affaristica, orientata esclusivamente al profitto ed alla conquista di risorse naturali, nel processo di “democratizzazione” della Birmania. Questo sta avvenendo puntualmente. A noi resta ben poco da fare, se non continuare a sostenere la parte sana della resistenza Karen e la UNFC. A cercare di convincere il mondo politico europeo a cambiare rotta abbiamo oramai rinunciato. La nostra sarà una “guerra” privata, nella quale schiereremo i nostri volontari e collaboratori nel tentativo di contenere l’invasione dei territori Karen da parte delle multinazionali e di controllare l’operato di quelle compagnie che verranno invece autorizzate ad iniziare una attività compatibile con la difesa dell’ambiente e con il rispetto della identità culturale dei Karen.

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